Il Progetto MAVNA
Una parte dei materiali archeologici rinvenuti a Narce nelle campagne di scavo tra il 1889 e il 1902 non fu acquistata dallo Stato, ma venduta sul mercato antiquario. Nel corso del secolo scorso è stato possibile rintracciare parte di questi materiali nelle collezioni di istituzioni museali europee (il Danish National Museum a Copenhagen, il Musée du Louvre a Parigi e il British Museum a Londra) e degli Stati Uniti (il Pennsylvania Museum of Archaeology and Anthropology a Philadelphia, il Chicago Field Museum, lo Smithsonian National Museum a Washington). Guarda i video del MAVNA e approfondisci.
La mole di documenti d’archivio recuperata negli ultimi anni testimonia come parte dei materiali rinvenuti alla fine dell’Ottocento sia confluita anche in altre istituzioni museali o universitarie (dalla Germania al Brasile) per le quali ancora non esistono dati editi.
Questi corredi arricchiscono il già ricco quadro archeologico delle scoperte narcensi conservate e talora esposte in Italia al Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia e al Museo Nazionale Preistorico-Etnografico L. Pigorini a Roma, al Museo Archeologico dell’Agro Falisco a Civita Castellana e al Museo Nazionale Etrusco Centrale a Firenze.
Il Progetto MAVNA si è prefisso dunque lo scopo di riunire virtualmente quei corredi che, all’atto della vendita, erano stati smembrati e dispersi e oggi sono esposti in diversi musei; questa operazione può offrire in futuro anche la possibilità di ricostruire idealmente interi settori di necropoli, con sepolture contigue provenienti dagli stessi sepolcreti e sparse oggi in diversi continenti.
Il favore che questo progetto ha riscosso all’estero deriva dalla consapevolezza che la gran parte di questi materiali fu legalmente acquistata agli inizi del secolo scorso dai musei stranieri. La nascita di un museo a Mazzano Romano, nel territorio dell’originaria provenienza, costituisce per queste istituzioni l’occasione per testimoniare il possesso legale dei corredi esposti e sottolinea la differenza con i tanti musei stranieri costituiti su collezioni acquistate o esportate illegalmente.
Il MAVNA, al di là dell’interesse scientifico che ne ha motivato l’istituzione, è nato anche con un forte connotato civico. Purtroppo, già a partire dai primissimi anni del Novecento si è interrotta la stagione degli scavi ufficiali delle necropoli ed è cominciata quella che può essere definita una progressiva devastazione del patrimonio culturale mazzanese e calcatese, operata dagli scavatori clandestini. Il progetto alla base dell’istituzione del MAVNA si propone di disincentivare culturalmente le pratiche illecite, contribuendo a formare i cittadini e soprattutto le nuove generazioni al rispetto e alla tutela del patrimonio culturale e specialmente dei beni archeologici.